SOLARPUNK: L’ARTE DEL DOMANI IN CUI VORREMMO VIVERE

- Che cos’è il SolarPunk?
- Quali sono i fondamenti?
- Come si presenta lo stile artistico del SolarPunk?
- Il SolarPunk è già realtà?
- Le CER accolgono la sfida lanciata dal SolarPunk?
Che cos’è il SolarPunk?
Si tratta di un movimento che immagina un futuro in cui tecnologia e natura coesistono in armonia, ponendo l’accento sulla sostenibilità, l’energia rinnovabile e la collaborazione comunitaria per un mondo più luminoso ed ecologico. Un mondo in cui le città sono un pullulare di flora e tecnologia, con grattacieli dalle forme futuristiche e accoglienti, energie rinnovabili integrate con la vita delle persone, e boschi, giardini, frutteti che regalano un abbondanza da condividere con la comunità.
Il SolarPunk nasce tra il 2008 e il 2011 come genere artistico per rappresentare una visione radicalmente ottimistica del futuro, e ora sta influenzando il modo in cui le persone pensano nel mondo reale. È un movimento che si contrappone alla visione apocalittica del cyberpunk di Blaze Runner e inizia a immaginare come potrebbe essere il mondo se le cose andassero per il verso giusto.
Il suffisso “-punk” in questo contesto esprime una forma di resistenza e critica nei confronti del sistema capitalista contemporaneo, denunciando l’oppressione delle minoranze etniche e di genere, il sessismo, la normatività imposta, lo sfruttamento delle classi lavoratrici, l’individualismo esasperato, il maltrattamento degli animali e le politiche dannose per l’ambiente. Il prefisso “solar”, invece, richiama l’energia solare — una risorsa sostenibile, abbondante e accessibile — ma anche simboli come la luce e il calore, che nelle opere solarpunk rappresentano spesso la vita, la rinascita e un forte senso di comunità.



Quali sono i fondamenti?
Il solarpunk ha guadagnato popolarità dopo la pubblicazione, nel 2011, dell’articolo Innovation Starvation dello scrittore di fantascienza Neal Stephenson. In questo testo, Stephenson critica lo stato di stagnazione in cui versa la scienza contemporanea, evidenziando come la mancanza di iniziativa da parte della società — soprattutto nel settore delle energie rinnovabili — abbia influenzato anche la narrativa fantascientifica recente, sempre più dominata da visioni distopiche e pessimistiche.
Stephenson introduce anche la Hieroglyph Theory, un concetto nato durante un evento a cui aveva partecipato. Secondo questa teoria, i concetti scientifici centrali nelle grandi opere di fantascienza del passato — come i robot di Isaac Asimov o il cyberspazio di William Gibson — hanno avuto un impatto concreto sul progresso scientifico perché presentavano innovazioni tecnologiche coerenti e immaginifiche, capaci di ispirare la comunità scientifica.
Da questa riflessione nasce, nel 2011, il progetto Hieroglyph, in collaborazione con la Arizona State University, con l’obiettivo di promuovere racconti di fantascienza ottimisti che possano stimolare lo sviluppo di tecnologie sostenibili e orientare la ricerca scientifica verso un futuro migliore.
Nel 2012, in Brasile, viene pubblicata la prima antologia di racconti solarpunk: Solarpunk: Histórias ecológicas e fantásticas em um mundo sustentável, a cura di Gerson Lodi-Ribeiro. Due anni dopo, nel 2014, esce la raccolta Hieroglyph: Stories and Visions for a Better Future, frutto del progetto omonimo. Nello stesso anno, Adam Flynn pubblica sul sito del progetto l’articolo Solarpunk: Notes toward a Manifesto, in cui delinea le caratteristiche fondamentali del movimento.

Come si presenta lo stile artistico del SolarPunk?
Le opportunità di innovazione, arte, design e sostenibilità in questo genere sono infinite. Dal punto di vista estetico, il solarpunk si ispira a diversi movimenti culturali e artistici. Tra questi spicca l’Art Nouveau, da cui eredita le forme eleganti e i motivi decorativi intrecciati con elementi naturali come vegetazione, luce e acqua. Prende spunto anche dal movimento Arts and Crafts della fine dell’Ottocento, che valorizzava l’artigianato e l’armonia con la natura. Inoltre, l’afrofuturismo ha influenzato il solarpunk sia nell’interesse per culture non occidentali, sia nell’ambito della moda e nell’uso vivace dei colori. Anche il retrofuturismo ha lasciato un’impronta, seppur marginale, soprattutto nell’idea di città futuristiche caratterizzate da strutture in vetro integrate con spazi verdi.



Il SolarPunk è già realtà?
La risposta ovviamente è no, ma ci sono molte opere e strutture che rispecchiano in pieno questa visione ottimistica dl futuro. Senza andare troppo lontano, il Bosco Verticale di Milano, i cui lavori sono iniziati un anno dopo la nascita del SolarPunk (immagine 1, lavori iniziati nel 2009), è un esempio lampante. A riprendere uno stile simile sono i paesi orientali: l’area pubblica ricreativa di Cheonggyecheon a Seul, in Corea (immagine 2); la città di Chengdu, nel Sichuan (Cina), dove ci sono interi quartieri “verdi” che esprimono la volontà di creare un gigantesco parco urbano (immagine 3 e 4); Supertree nel Grove gardens di Singapore (immagine 5). Questi sono alcuni degli edifici che si avvicinano al concetto di SolarPunk. Anche se questa corrente artistica ad oggi rimane utopica, essa è al tempo stesso molto vivace, con tutte le intenzioni di usare la fantascienza per ispirare la scienza in progetti sostenibili e all’avanguardia.





Le CER accolgono la sfida lanciata dal SolarPunk?
L’idea alla base delle CER consiste nel creare tante comunità solidali tra loro che scambiano e autoproducono energia da fonti rinnovabili. Da un lato, le CER non rappresentano quella ricerca di nuove tecnologie avanzate e futuristiche proposta da Neil Stephenson.
D’altro canto, le Comunità Energetiche Rinnovabili rappresentano un progetto che accoglie la sfida lanciata dal Solarpunk in 3 punti:
1)Le fonti rinnovabili: Ad affiancare il progetto CER c’è un dispiego di fondi a supporto della produzione di energie da fonti rinnovabili;
2)Il senso della comunità: come abbiamo avuto modo di approfondire, il SolarPunk non è solo rappresentare una città con tanti alberi e tanti pannelli solari: si tratta di immaginare un mondo più equilibrato e giusto anche dal punto di vista sociale. Le CER propongono di scambiare l’energia per creare una Comunità, sposando appieno questa causa grazie al bilanciamento della tariffa in favore dei più bisognosi;
3)La transizione energetica dal basso: a molti forse sfugge, ma uno dei punti forti della CER, soprattutto del modello CER in Rete, è aiutare i singoli cittadini a installare il proprio impianto. Le CER sono il frutto dell’epifania che la transizione non può essere trainata dalle metropoli e dalle grandi aziende, ma può avere successo solo se riesce ad entrare nelle case di ognuno di noi. Ogni singolo cittadino, ogni abitante, deve essere inquadrato, contribuire ed essere accolto dalla transizione. Per rendere più vivibili le città, è necessario che anche nelle campagne vi sia la possibilità di partecipare alla transizione; per avere una società green, è necessario che ogni cittadino che la compone possa usare e produrre energia rinnovabile; per avere un futuro più equo e giusto, è necessario che nessuno venga lasciato indietro.
Questo è il sogno del Solarpunk, e le CER sono un piccolo e timido passo nella direzione per realizzarlo.

Link utili:
Che cos’è il solarpunk? https://it.wikipedia.org/wiki/Solarpunk
https://veracura.network/solarpunk
Neal Stephenson: https://it.wikipedia.org/wiki/Neal_Stephenson
Solarpunk Art competition 2025: https://www.offgridevent.com.au/solarpunkart
SolarPunk Italia: https://solarpunk.it/