Il Veneto punta sull’idrogeno verde

La Regione Veneto ha definito le modalità con cui assegnare i 25 milioni stanziati nell’ambito del Fondo Veneto Energia a sostegno della produzione di idrogeno rinnovabile.

La deliberazione della Giunta Regionale n. 395 del 15 aprile 2025 soddisfa due target importanti: le Disposizioni Operative relative alla “Sezione produzione di idrogeno da fonte rinnovabile” del Fondo Veneto Energia e approvare l’Accordo di finanziamento tra la Regione del Veneto e Veneto Innovazione S.p.A., finalizzato all’affidamento della gestione del Fondo di partecipazione PR Veneto FESR 2021-2027, da cui provengono le risorse destinate all’H2, pari a complessivi 25 milioni di euro. In particolare, l’obiettivo è “incentivare la produzione di idrogeno verde prodotto da fonte rinnovabile per l’autoconsumo e l’impiego funzionale all’attività di impresa; in particolare saranno incentivati gli investimenti per l’installazione di impianti di produzione e stoccaggio di idrogeno verde nonché gli interventi per la conversione degli impianti produttivi finalizzata all’utilizzo dell’idrogeno prodotto”.
Ma che cos’è l’idrogeno verde?
L’idrogeno verde, o idrogeno rinnovabile, è un idrogeno non presente in natura che si produce attraverso le fonti rinnovabili, a seguito del processo di elettrolisi, da cui è possibile produrre idrogeno verde la cui successiva trasformazione produce energia e vapore acqueo, senza generare effetti inquinanti. Si tratta quindi di energia pulita e producibile in qualsiasi luogo del mondo. Se prodotto da fonti rinnovabili, l’idrogeno verde può essere stoccato e utilizzato in diversi settori, come quello dei trasporti, della produzione di calore per uso industriale, fino all’immissione nelle reti di trasporto e distribuzione del gas. Tuttavia, occorre prestare attenzione al processo generativo alla preziosa risorsa green poiché non tutto l’idrogeno è pulito. L’unico sostenibile è quello che viene identificato con l’appellativo di “verde”, in quanto si ottiene dall’elettrolisi dell’acqua usando solo elettricità prodotta da fonti rinnovabili, come il fotovoltaico, l’eolico o l’idroelettrico: si definisce “verde”  proprio perché si distingue dall’idrogeno grigio e blu, che invece vengono prodotti sfruttando lo stream reforming del metano.
La scelta della regione Veneto non è un’anomalia: essa si concatena in un contesto più ampio, europeo e mediterraneo, dal momento che la Commissione Europea ha deciso nel 2020 di investire sull’idrogeno verde con la Strategia europea sull’idrogeno per portare l’idrogeno verde in tutti i settori energetici, agevolare il processo di decarbonizzazione e raggiungere gli obiettivi fissati per il 2050. L’esecutivo lo considera così versatile da valorizzare le sue potenzialità in diversi aspetti: l’idrogeno verde può fungere da materia prima, carburante, accumulatore di energia da impiegare nei trasporti, nei processi industriali e può diventare vettore per la produzione decentralizzata dell’energia. Non sorprende quindi le numerose agevolazioni introdotte dalla regione Veneto: Il finanziamento, che incide sul 60% delle agevolazioni, a sua volta è composto da una quota a tasso zero e una quota a tasso convenzionato. A ciò si affianca una quota di sovvenzione a fondo perduto, in ogni caso non superiore al 40% del totale delle agevolazioni concedibili. Una serie di soluzioni che rientrano nelle linee guida della strategia nazionale sull’idrogeno, per le quali il bel Paese ha già investito diversi miliardi e organizzato vari progetti. Tra questi, la gigafactory di idrogeno verde a Cernusco sul Naviglio (MI), la Hydrogen Valley a Giammoro (ME) e il corridoio South H2; quest’ultimo si tratta di un sistema di importazione previsto per il 2050 che vedrà un corridoio di idrogeno verde partire da Algeria e Tunisia, attraversare tutto lo stivale e arrivare in Austria e in Germania.

Ma non tutto è rose e fiori per questo settore: per le imprese investire è molto complicato sia per la competitività con le alternative fossili, sia per l’assenza di adeguati strumenti di derisking (riduzione del rischio) che impedisce la certezza di un ritorno economico sicuro. Per risolvere questo problema, l’ipotesi è quella di impiegare l’idrogeno green come carburante nei mezzi pesanti e in modelli produttivi ad alto valore aggiunto. Affinché il settore possa svilupparsi è necessario un coordinamento più stretto tra strategia energetica, politica industriale e strumenti di incentivazione. Non a caso la Germania ha elaborato la sua strategia attraverso al collaborazione di sei ministeri (Affari Esteri, Economia, Ambiente, Ricerca e Digitalizzazione) La frammentazione attuale quindi rischia di tradursi in progetti incompiuti o nella mancanza di una domanda sufficiente per assorbire i volumi incentivati.


Link utili:
Deliberazione del Veneto: https://bur.regione.veneto.it/BurvServices/pubblica/DettaglioDgr.aspx?id=554045
Strategia europea sull’idrogeno: https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2021-0241_IT.pdf
La Gigafactory di Cernusco sul Naviglio: https://www.lifegate.it/milano-gigafactory-idrogeno
La Hydrogen Valley a Giammoro: https://www.rinnovabili.it/energia/idrogeno/idrogeno-verde-in-sicilia-duferco-ansaldo-green-tech/
South H2: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/corridoi-verdi-in-nordafrica-il-progetto-south-h2-dalla-prospettiva-algerina-e-tunisina-189941
Il piano tedesco: https://hydronews.it/la-germania-adotta-ufficialmente-la-sua-strategia-per-limportazione-diidrogeno/#:~:text=Il%20Governo%20tedesco%20ha%20adottato,fossili%20fino%20ad%20oggi%20utilizzati.


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Luigi Melzani